L’attenzione consapevole al proprio respiro durante il pranayama, al proprio corpo durante l’esecuzione delle asanas e nello stato di rilassamento sviluppa nella persona una maggiore sensibilità alla percezione di tutte quelle interferenze che impediscono uno stato d’essere rilassato, equilibrato, centrato in una armoniosa relazione con se stesso e con gli altri.
Il riconoscimento delle proprie tensioni interne – che si manifestano a livello corporeo con contratture muscolari e irrigidimenti articolari e a livello respiratorio con il soffio irregolare – permette alla persona, sulla base di quanto acquisito consapevolmente durante le lezioni di yoga, di apportare quotidianamente nuovi e più corretti atteggiamenti al proprio comportamento, alla propria postura (sia durante l’attività lavorativa, sia in ogni altro momento della propria giornata), ai propri pensieri e alle proprie emozioni.
La trasformazione di vecchie e consolidate abitudini non più idonee permette all’individuo un nuovo contatto con se stesso e la scoperta di nuove possibilità in sé. Questi sono i primi segnali di un processo di cambiamento che via via può portare ad una conoscenza più profonda di sé, ad un atteggiamento più fiducioso verso se stessi e verso gli altri e nei confronti della vita.
Quando l’attenzione a noi stessi, pur con tutte le difficoltà , riusciamo a mantenerla anche nella vita quotidiana, allora si apre per noi un’altra dimensione dello yoga e in quello stesso momento sperimentiamo una nuova libertà . Capiamo che, agendo su di noi e modificando così certi nostri comportamenti (posture, respiro, ma poi anche schemi mentali), acquisiamo una maggiore efficacia, che si traduce in risparmio di energie e aumento di soddisfazione. Non cerchiamo più allora di modificare gli altri, di volere che le cose vadano secondo i nostri desideri, ma impariamo a accettare le situazioni che ci si presentano e a apprezzarne il lato positivo, spesso del tutto imprevisto e portatore di nuovi e interessanti sviluppi. Questo non significa però accettazione passiva, indolenza o apatia, ma, piuttosto, capacità di trasformare e di volgere al meglio (perché ne abbiamo il potere) anche le situazioni più difficili.