Cosa c’è in questo 30 settembre? Mi è sempre sembrato strano, ma questa volta sono riuscito a metterci su il dito: questa è la mia fine d’anno, questo è il picco, il mio giorno più significativo. Sì, ci sono molte altre feste, che ci troviamo lì, preconfezionate, già connotate, con il loro stampino. Se non ci si sente buoni a Natale si deve proprio essere degli insensibili, dei mostri. E che dire dell’abbandono al sole abbacinante di Ferragosto, trafitti e straniati? Ma questa data qui è ben diversa. Per me è tutta interna, è un sunto di tutto, senza troppa attenzione a quanto succeder dopo, alla ripartenza. E’ un punto fermo dell’anno, ma solo in senso interiore. E’ come una casetta, ma come disegnata nell’aria, scolpita nel cuore. Ha un senso di antichi druidi, induce totem e menhir. Ho sempre invidiato il mio migliore amico delle elementari e delle medie che ha il compleanno proprio in questo giorno, perché mi è sempre sembrato che non avrebbe potuto sceglierne uno migliore: né troppo caldo, né troppo freddo, fattivo al punto giusto, piuttosto fresca ma molto lontana la sensazione dell’estate, il suo capogiro. Più vado avanti, e più lo sento questo giorno meraviglioso. Ma più, anche, mi accorgo di far fatica a esprimerlo. E allora ve lo porgo così, nella vaga speranza che qualcun altro lo viva come lo vivo io, e magari leggendo le mie parole ci si ritrovi un po’.