E’ importante verificare che le esperienze che facciamo nello Yoga siano reali, ossia vadano nella direzione dello sviluppo interiore.
Come scrive M. Buber il rischio è di seguire la “tendenza compensatoria†che, anziché portarci verso noi stessi, ci allontana inequivocabilmente dal nostro obiettivo.
E’ facile ingannarsi da soli e il lavoro di gruppo porta a svelare questo tipo di tendenza, che rappresenta la via più facile a soddisfare un certo tipo di ‘bisogno’ piuttosto che portare all’auto-svelamento. L’energia male incanalata va reindirizzata verso modalità più sottili di essere e di agire.
Nonostante abbia cercato in passato nelle letture passaggi che dicano che lo scoprire la verità in se stessi non richiede un certo sforzo e sofferenza, non ricordo di aver mai trovato un passo in tale direzione. Si fa riferimento piuttosto alla sofferenza intesa come fatica, coraggio di vedere ed accettare aspetti profondi di noi stessi che non vogliamo svelarci.
L’entrare in questa visione è il primo passo per conoscere se stessi e liberarsi da inutili lacci.
Consapevolezza:
come un funambolo è in equilibrio fra cielo e terra,
così il nostro “Centro” mantiene l’equilibrio fra il dentro e il fuori!