Mau Piailug (1932 – 2010) è stato un navigatore originario dell’isola di Satawal in Micronesia, che nel 1976, a bordo di una canoa tradizionale polinesiana, effettuò una traversata oceanica di 2.361 miglia dalle Hawaii a Tahiti: un viaggio che divenne epico, dimostrando agli antropologi – ma anche al suo stesso popolo che aveva ormai perso memoria di queste facoltà – che le antiche popolazioni native delle isole polinesiane erano state in grado di attraversare periodicamente il Pacifico del sud da isola a isola, affidandosi alla sola conoscenza del mare e del cielo.
All’epoca Mau era l’unico praticante sopravvissuto nell’antica arte della navigazione tradizionale polinesiana, di cui era diventato maestro all’età di 18 anni, ricevendo dal nonno gli insegnamenti e l’iniziazione nella tecnica del “trovare la via”.
Per poter attraversare l’oceano senza l’ausilio della tecnologia – e nemmeno di una bussola – Mau si affidava alla conoscenza di quell’immenso sistema vivente collegandone tutti i segnali che era capace di leggere: le nuvole e le stelle, il sole e i venti, i frangenti delle onde e il volo degli uccelli, e persino la temperatura e il grado di salinità dell’acqua, o i detriti alla deriva tra i flutti.
Oggi chi solca i mari, affidandosi ai navigatori satellitari, spesso non sa più leggere questi segnali, o non ne sa trarre tutte le informazioni che Mau sapeva cogliere.
Ma che cosa c’entra l’antica arte di navigazione polinesiana con lo yoga?
Trovare la via è un’arte necessaria non solo tra le onde dell’oceano, ma anche tra quelle se possibile più imprevedibili della vita, che spesso ci si presenta come un universo di cui non sappiamo leggere i segnali e i collegamenti di significato.
Come i navigatori di oggi, spesso ci affidiamo a strumenti esterni per dare un senso alla nostra vita, navigatori satellitari che ci dicono dove siamo e dove possiamo – o dovremmo – andare, ma non perché.
Come i polinesiani di Mau, rischiamo di dimenticare le nostre facoltà più antiche, e i sistemi che dall’origine dei tempi gli uomini hanno sviluppato per “trovare la via”.
Tra questi c’è lo yoga, un’arte di navigare nel proprio oceano interiore leggendone i moti e le correnti: una conoscenza che come quella del navigatore Mau, può essere trasmessa solo per via diretta e personale, da maestro ad allievo; una vera e propria scienza codificata – la Scienza dello Yoga, appunto – ma che ogni praticante può apprendere infine solo affrontando la sua personale traversata: solitario nel piccolo guscio del suo corpo, ma mai solo perché in compagnia di una tradizione millenaria di navigatori della Vita.
Anche se la nostra Tahiti è lontana e apparentemente irraggiungibile, è importante sapere che altri prima di noi hanno effettuato la traversata: sono andati e sono ritornati, per dirci che la nostra meta è raggiungibile, con tutti e soli i mezzi di cui la vita ci ha dotati, e per trasmetterci l’Arte della navigazione, la Scienza dello Yoga.