Qualche tempo fa, da queste pagine, si è parlato di un viaggio a Treviso, alla volta della mostra “Magie dell’Indiaâ€: facevo parte anch’io di questa trasferta in un continente esotico e lontano, e così come il viaggio – quale è stato raccontato – si è rivelato scoperta di mondi e persone molto più vicini di quanto pensassimo, anche la visita nelle sale di Casa dei Carraresi, si è rivelata in parte un’esplorazione interiore.
Nella nostra pratica il suono ha uno spazio importante: ogni nostra seduta di yoga si apre con un esercizio di concentrazione sul suono delle campane tibetane; inoltre più volte abbiamo incontrato la tecnica dell’OM, così come abbiamo sperimentato la lettura a voce alta della Bhagavad Gita e approfondito l’origine degli Yogasutra in connessione con la trasmissione orale della conoscenza.
A Treviso, ho trovato ulteriore conferma di quanto percepito in alcuni di questi momenti, a conferma che in un certo senso non siamo mai partiti eppure viaggiamo da sempre, in quei luoghi in cui spazio e tempo non seguono le leggi note:
“La concezione del suono creatore (nada-brahman) è fondamentale nel contesto teorico della musicologia indiana: il mondo è il prodotto sonoro di vibrazioni impercettibili all’orecchio umano, che si fanno sempre più grossolane e percepibili, fino a concretizzarsi negli elementi della realtà . […]
Il musicista suonando fa nascere gli dei, esattamente come il sacerdote che, nel compiere il rito sacrificale, suscita le potenze.â€
(dalla mostra “Magie dell’India†– Casa dei Carraresi, Treviso – 26 ottobre 2013 – 31 maggio 2014)
Il suono dunque, nella filosofia indiana, è alla base della creazione dell’universo: per questo motivo nello yoga, scienza della re-integrazione della coscienza individuale con il Se universale, il suono è oggetto di tecniche psicofisiche per lo sviluppo della consapevolezza (Nada Yoga), ed è il veicolo privilegiato di trasmissione degli insegnamenti.
I Veda e le Upanishad, così come gli Yogasutra di Patanjali, sono concepiti per essere ascoltati prima ancora che per essere letti.
I raga – modelli musicali costituiti da gruppi di suoni ascendenti e discendenti – evocano emozioni e “generano i nove sentimenti fondamentali: l’amore, l’allegria, il dolore, l’ira, il coraggio, la paura, il disgusto, lo stupore e la quiete†(dalla mostra citata).
Il suono, o meglio ancora, il suo ascolto, diventa allora strumento di conoscenza ed esplorazione del proprio Se e offre la possibilità di risalire fino alle sorgenti primarie della vita: OM (AUM), è appunto nadha-brahma, il suono creatore.
La sua pronuncia è trasformativa, in quanto la parola, e le sue vibrazioni, agisce ad un livello ancora più alto di quello della musica, così come da vibrazioni ancora più sottili sono costituiti le emozioni e i pensieri.
La pronuncia del suono in piena consapevolezza è potente e trasformativa: ma come la pronuncia di una formula magica non ha effetto se proferita da chi è ignorante, così per cogliere il potere vitale del suono bisogna sapere ascoltare.
Non è l’orecchio però, che ascolta, così come non è l’occhio, che vede: tutto in realtà procede dalla coscienza, ed è solo nell’Atman, che si trova il punto di ascolto perfetto del Se; quel luogo da cui non siamo mai partiti, in cui è possibile udire i suoni più sottili.
Leggi gli altri articoli:
In viaggio verso l’India 3° – Impressioni
In viaggio verso l’India 1° – Il viaggio
Immagine: Ragaputra Velavala di Bhairava – Dipinto indiano del 1710 ca. – Fonte: pubblico dominio – Wikipedia/Art Gallery
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Vista, udito, tatto, olfatto, gusto: tutti i sensi hanno una dimensione sottile, la dimensione della coscienza.
Stabilmente e comodamente seduti nella posizione meditativa (Siddhasana o Padmasana), si possono creare le condizioni migliori per il controllo del respiro e una volta acquisito la mente è predisposta all’attenzione e al raccoglimento e all’ascolto del “suono” interiore.