Riassunto delle puntate precedenti: Il cammelliere Ahmed, dopo aver osservato l’arrivo dei turisti al campo, soffre di una specie di crisi mistica notturna, una tempesta di sabbia tutta sua.
Beh, è Stata una nottata di quelle. No, non è che ho dovuto alzarmi. Ogni oretta davo un’occhiata e devo dire che loro non si spostavano molto. Erano come di un umore meditativo, ruminavano leggeri, ma si vedeva che non era notte da grandi fughe amorose. Io invece appena mi rimettevo giù ripiombavo rapidamente in un mezzo sonno pieno di visioni e di sogni inquieti. La mia tempesta di sabbia di ieri sera mi ha proprio segnato, non me ne dimenticherò tanto presto. Sì, sono proprio innamorato, inutile girarci intorno. Di tutto, di tutti. Basta accettarlo e stare qui tranquilli ad aspettare cosa succede. Tranquilli si fa per dire. Me lo dicevo io stanotte ogni volta che mi riaddormentavo: adesso là tranquillo, dormi un’altra oretta poi si vede. E via coi sogni, come in un film inarrestabile. Di solito non sogno proprio niente, mi basta quello che succede di giorno senza costruirci su chi sa cosa. Ma stavolta era come se fossero venute al pettine tutte le cose che mi tengo dentro da sempre, che sono sempre là come sotto una crostina fina fina di sale nella gola, come trattenute dentro, che non sai chi le trattenga. Mi immagino che gli altri non sappiano proprio niente di me, tanto poco riesco a tirare fuori. Che mi immaginino come una specie di beota senza pensieri, un primitivo, poco più che un animale. Sì sono solo un cammelliere, ma io dentro di cose ne ho, tante, continuamente. No forse non è niente di così sofisticato, ma io un po’ dentro mi vedo. Le mie tempeste di sabbia, gli acquazzoni improvvisi, il tuono che rimbomba nelle orecchie. Gli antichi rimpianti, i dolori incrostati. Ma anche i momenti di gioia, come quello di ieri, dove tutto è venuto fuori in modo così improvviso e disordinato. Veramente non so se fosse un grande dolore o una grande gioia, quello che mi ha stupito è che tutto un tratto sono riuscito a vedere gli altri, ma proprio a vederci dentro, come se fossero di sale, come un po’ trasparenti, e per questo vicini, era come se pensassero quello che pensavo io, come se io sentissi quello che sentivano loro. E’ là che me ne sono innamorato.
Ma come fare a tirarlo fuori, tutto ‘sto groppo di cose, questo non lo so fare perché nessuno me l’ha mai insegnato. Il papà! Mi sembra come che dovrei avere un maestro, che mi dice adesso fai così adesso prova colà. Parla, butta fuori. Dovrei tornare a scuola come quando ero piccolino e allora la maestra l’avevo. Mi sembrava bello, ma anche normale. E’ solo dopo che ho capito quanto fosse grande, potere andare a scuola. Adesso chi mi dice come fare le cose? Chi mi aiuta a pensare un po’ diritto? Anche a casa è così. L’uomo deve un po’ sapere tutto, condurre le danze. E quando non lo sa, deve come un po’ inventarselo. Quasi quasi farsi da maestro da solo. Ma non è mica facile però. Se avessi una guida che mi vuole bene e mi dice qualcosa ogni tanto, allora forse ce la farei. Forse riuscirei a romperla quella crostina di sale, a fare uscire la mia voce. E sentendola come da fuori, riuscirei a mettere in ordine i miei pensieri così sovrapposti. Li metterei tutti in un fila, uno dietro l’altro, e si terrebbero per mano, ognuno al suo posto giusto, in ordine. Nessuno urlerebbe più degli altri, tutti si parlerebbero pianino, si calmerebbero un bel po’. E sai poi cosa puoi fare quando tutti i pensieri sono in fila. Allora sì che riusciresti a tirarli fuori. Uno per uno, con calma. Tutti capirebbero quello che ho dentro, sarei l’uomo più felice del mondo. Quasi quasi mi immagino che un giorno riuscirei a sgrovigliare tutto il mio groppo nodoso, a farne tanti bei mucchietti. Scriverei poesie d’amore! Ma sotto sotto, e mi sento un po’ ridicolo a dirlo, penso anche che a quel punto dei miei pensieri non mi importerebbe più niente. Come se, lasciati liberi, loro poi lascerebbero libero anche me. Si addormenterebbero completamente e lascerebbero dormire tutta la notte anche me.
Sento un grande calma, pensare a buttare fuori tutti i pensieri me li ha fatti fermare. Adesso capisco cosa girava per la mente dei miei cammelli così tranquilli stanotte. Come loro, mi sembra di essere parte del deserto intorno a me. Pietra fra le pietre, collina fra le colline. Fermo e scuro. Vedo le mie sorelle stagliarsi come cartoncini contro il cielo. La luna le rischiara pallida e leggera. Adesso è iniziata l’alba.
(3 – continua)
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