Il principe protagonista del film Bab’ Aziz – o meglio, di una delle tante storie che si intrecciano nel film – cade in contemplazione di fronte al proprio volto riflesso in una polla d’acqua, nel mezzo del deserto, incurante del succedersi dei giorni e delle notti, della fame e del sole. Contempla la sua anima, ed è come se il tempo si fermasse per lui, mentre solo un derviscio gli rimane rimane fedelmente e discretamente vicino, in attesa del suo risveglio.
Nel frattempo si svolge la trama principale del racconto, che vede il vecchio e cieco Bab’Aziz attraversare il deserto in compagnia della piccola nipotina Ishtar, verso l’appuntamento della grande riunione dei dervisci che si tiene ogni 30 anni: non è noto il luogo, né la data precisa, ma ognuno degli invitati saprà farsi guidare dal proprio cuore, trovare la propria strada e il proprio tempo; non si corre il pericolo di smarrirsi, quando si è in compagnia dell’Assoluto.
Così tutti noi, senza fiato, abbiamo attraversato il deserto insieme a Bab’ Aziz rapiti dalle storie di vita, e di ricerca, che via via si incontravano, si lasciavano e ritrovavano. Infine, ci siamo raccolti attorno alle parole di Spiro Dalla Porta Xydias, in un affettuoso e libero dialogo sul senso della ricerca spirituale, sulla sua etica dell’alpinismo, sul sufismo e sulle tante impressioni che la visione del film ci ha lasciato nel cuore.
Una serata particolare, di quelle preziose, che un ricercatore non dovrebbe mai lasciarsi sfuggire!..
Andrea B.
Il Centro Sattva era, quella sera, un crocevia di tradizioni, di uomini e donne sul sentiero della ricerca.
Grazie per la bella serata, decisamente non ordinaria!
Nicola.
E’ stata una serata molto bella. Molto rara. Il solo parlare in tanti di trascendenza e di metafisica al giorno d’oggi deve essere considerato un’eccezione. Come eccezione è il livello che dovrebbe essere meta di ogni essere umano, e che invece è fuori portata in genere dell’umanità contemporanea.
Per me è stata una serata felice. Grazie, amici.
Una serata particolare, speciale.
Un film che parla con le immagini del deserto: i suoi pericoli e la sua magia.
Ed un uomo, Spiro, che ci fa da tramite con una tradizione antica e sconosciuta ai più.
La sensazione, anche a distanza di tempo, è di avere ricevuto molto di più delle immagini e delle parole, di aver nutrito la nostra anima.
Bellissima anche quest’immagine di Ishtar che guarda lontano, ma pur sempre il deserto, mentre Bab Aziz, cieco, rivolge lo sguardo in alto, verso l’infinito.