Un gruppo di persone si ritrova attorno ad una colorata tavola imbandita di profumati piatti della tradizione indiana.
Alcune si sono già incontrate, altre iniziano a conoscersi.
Siamo tanti. Abbiamo le nostre storie, i nostri vissuti. Ma, in quell’ambiente caldo e accogliente, abbandoniamo le nostre individualità, ci passiamo piatti, ci serviamo reciprocamente: gesti simbolici per ricordarci che non condividiamo solo il riso, l’esperienza, ma anche i profumi, i sapori di un’unica realtà.
L’atmosfera che si crea lo dimostra: immersi in uno spazio quasi senza tempo, sospeso, percepiamo che i nostri volti, le nostre mani, i nostri abiti, celano quella fragranza comune che avidamente cerchiamo oltre le parole.
Parlare, non parlare, ascoltare le sottili vibrazioni che attraversano la sala: un intreccio, la trama di un magnifico tessuto che via via la ricopre interamente.
Namastè
A distanza di tempo, rimangono delle immagini:
“Le spezie. Semi di luce che racchiudono il calore dell’estate. Profumati chicchi che si donano per infiniti usi. Aromi dolci, piccanti, amari, lontani, sensuali, persistenti. E’ la natura in tutta la ricchezza della sua manifestazione: un’unica gioiosa essenza.” Francesca
“Un tocco di spezie su diversi cibi posati su tessuti colorati in cui predominava l’arancio, la calda e soffusa luce delle candele, noi seduti in cerchio a gambe incrociate ci siamo lasciati avvolgere da profumi e sapori che ci hanno avvicinati l’uno all’altro nella spontaneità del momento. Un suono di campanella ricorda la presenza, sottolinea momenti di pieno silenzio in cui anche prendere una carta diventa un momento di ricerca di sè assieme ad altri. Un grazie a tutti i partecipanti e a Francesca il cui invito a collaborare con lei per evocare la “cena indiana” mi ha permesso di soffermarmi e di scrivere queste poche righe.” Ileana
“Trovarsi, per una cena o un film, mangiare assieme, conoscersi, confrontarsi su alcuni temi; il centro Sattva è formato dai suoi partecipanti.” Nicola
“Una cena in compagnia? Non solo; un rito nutriente con un ritmo della stessa onda in movimento.” Maria
“I colori luminosi della sala mi hanno fatto sentire su un altro piano.” Rosa
“Il telo di cellophane
L’abbiamo tagliato, il telo di cellophane, l’abbiamo steso con attenzione sul pavimento.
Adesso lo stiamo scocciando sulla moquette così non far le orecchiette sugli angoli.
Deve aderire bene, senza ondine, bisogna stare attenti. Mica vogliamo che qualcuno si inciampi.
Una volta fissato è scivolosissimo, ma con la carta crepe sopra andrà bene.
Sarà bello colorato, lui non si vedrà più e ci proteggerà il pavimento.
Misuriamo la carta con cura, gliela posiamo sopra. Basta ben, se no la sprechiamo.
Distese le tovaglie sgargianti, cominciano ad arrivare gli ospiti.
Per la grande concentrazione li salutiamo come trasognati.
Siamo un po’ sudati, tutto è in ordine.Tutto è pronto per la cena.” Alvise
“Cena colorata, i sapori del cibo si mescolano come gli sguardi e le parole. Poi ognuno ritorna al suo piatto sazio dell’incontro …” Andrea C