Il viaggio
Quando si pensa a quella volta in cui andammo a vedere una mostra, un concerto, una città ci si sofferma su quale quadro, quale passaggio nella sinfonia, quale via, palazzo ci ha più impressionati. Poco solitamente resta del tempo trascorso per arrivare alla meta e sopratutto di come siamo arrivati.
Forse è stato così anche per quella volta che in un gruppo numeroso ci siamo recati in quel di Treviso un sabato pomeriggio per visitare una mostra su “L’India magicaâ€. Forse è stato così è forse no.
No perché quello che mi porto via in modo particolare è stato il viaggio fatto assieme per arrivare al luogo dove avremmo visto i misteri e le magie di un continente così lontano da noi. Credo che sia anche la lontananza che crei una sorta di attrazione, una curiosità , un interesse per qualcosa che non conosciamo ma che in qualche maniera sentiamo collegati; quasi come dire che siamo legati a ciò che non conosciamo, spinti dal un bisogno di completezza, chissà .
Tornando al nostro viaggio, ci siamo trovati nel piazzale con il pullman che ci stava aspettando, un punto di partenza o anche di arrivo in un certo senso. La prima tappa era lì, ognuno da posti diversi diretto verso una meta comune.
“A lungo durerà il mio viaggio e lunga è la via da percorre…†sono versi del poeta e mistico indiano Rabindranath Tagore che sono stati letti lungo il tragitto. È vero il viaggio è sempre lungo proprio per la natura stessa del viaggio. Non è uno spostamento asettico, indolore, insapore senza nessun coinvolgimento quasi un tele trasporto dove non importa chi, dove, quando.
Il viaggio è sforzo, impegno e anche pazienza. Ci siamo mossi per tempo per arrivare all’appuntamento e poi siamo saliti sul pullman e abbiamo preso posto e ancora non era iniziato niente. A ragione del vero il viaggio è anche scoperta, incontro: abbiamo parlato con persone che di solito vedevamo di sfuggita durante le attività al centro nel corso dell’anno, abbiamo scoperto le altre persone e forse abbiamo scoperto un po’ di noi.
Durante il tragitto si vive in un periodo di transizione: non si è più quelli che si è partiti (conosciamo qualche persona nuova o conosciamo un po’ meglio qualcuno con cui abbiamo scambiato alcune parole) ma non siamo ancora arrivati e non abbiamo ancora fatto l’esperienza che ci eravamo promesso di fare, vedere la mostra. Eppure in quel periodo si può cogliere quell’atmosfera che si può definire delle possibilità , dove ancora le cose non sono definite dove ancora c’è la possibilità di sorprendersi.
Ci muoviamo continuamente tra eventi, la vita continua a farci muovere da un’esperienza all’altra. Molto del nostro tempo lo passiamo per così dire “in transizione†da una situazione all’altra, in viaggio, metaforicamente parlando e a volte neppure troppo.
E il viaggio spesso si rivela lungo tortuoso e a volte anche difficile: quanto lavoro e sudore ci è toccato per raggiungere una meta, sia essa riuscire a eseguire una posizione o riuscire a calmare i pensieri durante la meditazione.
Allora ci si può chiedere se non ci si possa veder come dei viandanti e sentire come dice Tagore che “ sono le vie più remote che portano più vicino a te stesso; è con lo studio più arduo che si ottiene la semplicità di una melodiaâ€.
Sembra incredibile ma durante il viaggio incontriamo persone e luoghi che nell’insieme possono tendere a lavorare tutte nella stessa direzione, quella di farci vivere il nostro viaggio, di darci una possibilità di sperimentare, di conoscere e di ritrovarci. Grazie a quello che noi incontriamo, gli scambi che abbiamo, riusciamo a costruire, assieme alle nostre scelte, quello che per noi diventerà il nostro percorso. È qui che si possono sentire più vicine le parole di un altro passo della poesia di Tagore “Il viandante deve bussare a molte porte straniere prima di arrivare a casa e bisogna viaggiare per tutti i mondi al di fuori per giungere infine al sacrario più segreto all’interno del cuoreâ€.
Pensando al viaggio a Treviso è facile vedere come sarebbe stato diverso se ognuno ci si fosse recato da solo per i fatti suoi o se ci fossimo dati appuntamento direttamente al museo. Sicuramente ci saremmo persi la possibilità di fare la strada assieme.
Ma non sarebbe corretto trascurare la meta in questi pensieri rivolti al viaggio, perché è quella che ha permesso di fare il viaggio e che permette anche all’esperienza di non andare dispersa, come il tappo di un profumo.
Il profumo che può dare la voglia di rimettersi in cammino.
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